Piattaforma: Super Famicom (NTSC/J)
Sviluppatore: Konami
Pubblicazione: 31 Ottobre 1991
Sviluppatore: Konami
Pubblicazione: 31 Ottobre 1991
Prima del Dracula cinematografico e romantico di Coppola e molto molto prima dei vampiri teenager, complessati e carichi di problemi esistenziali (che nemmeno in Dawson’s Creek) di una tale Stephenie Meyer, il caro Conte era un cazzutissimo cattivo dei videogiochi. Ma di quelli seri: vestito con lunghi mantelli color porpora, alto due metri e venti e capace di sparare palle di fuoco dal culo. Di quelli che quando te li trovi davanti dici “ecco, forse dovevo essere più parsimonioso nell’uso di quelle boccette di acqua santa” e non fai a tempo a formulare questa considerazione che BAM, è già game over. Akumajou Dracula (悪魔城ドラキュラ), per gli amici “Il Castello Demoniaco di Dracula” (e per gli occidentali, con uno sforzo di creatività – non richiesto – prossimo allo zero, “Castlevania”), nel 1986 è tutto questo e forse qualcosa di più. A distanza di anni è innegabilmente, nonostante il “minuto” hardware del Famicom, uno tra i più amati action adventure che i fortunati giocatori della vecchia guardia abbiano avuto l’onore, il piacere ed il privilegio di giocare. Il remake per Super Famicom, giunto appena un lustro dopo, si propone non come mera azione commerciale fatta di qualche lustrino grafico e sonoro, ma come autentico gesto d’amore verso la sanguinaria opera Konami: al di là dell’utilizzo massiccio del modo 7 (tecnica grafica di rotazione e scaling dei backgrounds in grado, ai tempi, di lasciare semplicemente sbalorditi) e dei grintosi chip audio della nuova macchina Nintendo, l’obiettivo – pienamente centrato – è di creare un gioco basato sulla trama dell’originale ma che la sviluppasse tramite scenari completamente rivisti, scontri epici con nemici totalmente nuovi, segreti di ogni sorta, grande varietà di armi, colonna sonora da antologia.
La caratterizzazione dei nemici raggiunge, nella sua incarnazione a 16 bit, inaudite vette di eccellenza creativa
Tutto in Akumajou Dracula rasenta la perfezione. Il prezioso artwork della confezione e del manuale, autentiche opere d’arte (perse tristemente nelle bieche versioni occidentali del gioco). La curva di apprendimento, in grado di accompagnare verso l’epilogo dell’avventura il giocatore alle prime armi ma anche soddisfare le esigenze dell’hardcore gamer. Il saggio posizionamento di nemici, armi e segreti. La pertinente e maniacale revisione stilistica di ogni stage, fondale, anfratto. L’utilissimo sistema di password, per partire dall’ultimo livello affrontato. Difficilmente troverete in giro un prodotto altrettanto valido. Davvero. Anche l’ottimo Chi no Rondo per Pc Engine, altro capitolo veramente eccellente della serie (e decisamente più costoso e difficile da reperire, senza contare la necessità del possedere il modulo cd per l’8 bit di casa Nec), presenta qualche sbavatura, chiaramente perdonabile. Ma qui no. Qui Konami ha toccato il punto più alto della propria produzione vampiresca.
Simòn Belmondo (qui da noi Simon Belmont, così da far perdere – giustamente - qualsivoglia riferimento al noto attore francese Jean-Paul Belmondo), cacciatore di vampiri biondo e muscoloso per come è giusto che fosse negli anni ottanta, oltre al vasto armamentario recuperabile nel corso dell’avventura, sarà sin da subito munito della sua celeberrima frusta ammazza vampiri con la quale, tra l’altro, potrà dondolare a mezz’aria cercando validi appigli in immensi e gotici lampadari, mattoni sporgenti e quant’altro. Inutile spiegare come la manovrabilità sia, in qualsiasi situazione, intuitiva e perfetta.
Benché il sistema di password permetta di affrontare gli stage in più battute, mi corre l’obbligo di suggerire un approccio assolutista a quella che è – tanto per ribadirlo ulteriormente – una delle pietre miliari dell’action bidimensionale: una sola ed impegnativa sessione di gioco, magari in una piovosa serata invernale, meglio ancora in compagnia di un bicchiere di quello buono. Non avrete a pentirvene.
Il vampiro deve succhiare il sangue.
RispondiEliminaE' una bestia che deve sopravvivere, tutte le varie alternative interpretazioni sono fastidiose e posticce.
Vedi per esempio i vampiri nel film "Intevista con il vampiro", sono immortali, bellissimi, trombano e hanno pure le turbe interiori? E' una minchiata galattica.
Akumajou Dracula è antichità nella novità, ha quel sapore di un prodotto che getta gli occhi verso gli appassionati uscendo però nel momento di una nuova generazione.
Un vero peccato che il sistema a 8 direzioni della frusta non sia mai stato ripreso successivamente, donò freschezza e dinamicità al gioco.